Gangemi Editore, la Storia

La Gangemi Editore nasce nel 1962 da una esperienza manageriale del suo fondatore; si sviluppa nell'adesione ai principi dell'efficienza economica ed aziendale oltre che per il rigore scientifico e la ricercatezza grafica e tipografica dei testi pubblicati, tanto da divenire in breve una delle poche aziende editoriali italiane inserite nei massimi circuiti di produzione e vendita in Italia ed all'estero. Infatti, i libri e i periodici GE (spesso pubblicati con testo inglese a fronte o in alcuni casi direttamente in lingua inglese) sono reperibili in Italia in tutte le librerie e le edicole ed all'estero nelle librerie e nelle edicole delle principali città.

La continua attenzione alle più moderne tecniche di vendita, la costante attenzione nelle tecnologie, nelle attrezzature, e la massima collaborazione con gli autori, consentono di offrire al mercato del libro testi di grande pregio grafico oltre che di notevole valore scientifico.

...da piazza Navona per via della Cuccagna o da piazza Pasquino si esce in piazza San Pantaleo (corso Vittorio Emanuele II). Nella fotografia (1888) si distinguono: a destra un angolo di Palazzo Braschi (oggi Museo di Roma); dietro il monumento a Marco Minghetti, l'antico caffé Giacomo Protto, attuale sede della Gangemi Editore

Marcello Fabbri per il 40° anno dalla fondazione della Gangemi Editore S.p.A In una intervista al Corriere della Sera.

Giuseppe Gangemi fa risalire al 1964 l’inizio della sua attività editoriale: quarant’anni. Ritornare con la memoria a quegli anni significa anche rendersi conto dei problemi, che doveva affrontare l’esigenza di comunicare: una sia pur breve nota come questa non può non correre con il ricordo – e qui il tono diviene involontariamente affettivo e soggettivo – alla Calabria che negli anni 50-60 avevamo conosciuto: ancora quasi intatta, quella dei Gissing e dei Lenormant, fino a Norman Douglas… e per entrarvi si attraversava la selvaggia selva di Policoro; da Taranto la prima pietra miliare della Statale 106 avvertiva: Reggio Calabria km 500 e quindi lungo la via non luoghi degni di menzione, Terra senza città.

Non accenno agli inimmaginabili problemi imprenditoriali da affrontare in quegli anni nel Sud, ma in quesgli anni si affaccia anche una impulsiva presenza della cultura meridionale, e poi del Sud del mondo, al di fuori di successi e mode letterarie.

Emergono la lucida “sociologia poetica” di Sciascia (con il quale ci incontrammo per la prima volta in una libreria di Siderno, 1956) nata nell’ambito del “nuovo corso” laterziano come primo effetto dell’ingresso, nella storica Editrice barese: e l’analisi del “Mondo dell’assenza”, desolata condizione esistenziale meridionale, dalle ricerche di Ernesto De Martino, e dalle suggestioni poetiche di Carlo Levi. Per quanto ci riguarda cito a caso, a pioggia, con indiscriminata imprecisione locale e temporale, e imperdonabili dimenticanze: Mario La Cava a Bovalino, e poi Seminara, Strati… e dall’altra parte delle Stretto fondamenti linguistici letterari ideologici: Il Gattopardo (libro e film, e le prove precedenti di Visconti), Horcynus Horca; circolano qui Antonioni, Rossellini, Germi, a dare ragione poetica alle angosce dell’alterità; saranno anche gli anni che vedranno Danilo Dolci impiantarsi a Partinico, e l’ultima grande elaborazione di indagine territoriale, comunitaria e di piano, impostata da Adriano Olivetti e da Geno Pampaloni, in Calabria, con l’UNRRA CASAS, a chiusura della grande stagione di impegno socio-culturale (con il coordinamento, per l’analisi della vita culturale, di Gaetano Cingari, fra gli autori della “Casa Gangemi”, con la pubblicazione dei saggi di Giustino Fortunato, e “Giacobini e Sanfedisti in Calabria”, fino al coordinamento della “Storia della Calabria” portata a termine magistralmente da Augusto Placanica). Non meraviglia quindi se frutto di quegli anni contraddittori è anche il primo apparire e poi lo sviluppo della casa Gangemi («dopo un’esperienza manageriale del suo fondatore presso l’Olivetti», puntualizza Gangemi, e aggiunge: «Ad Adriano ed al suo gruppo di Comunità devo questa mia passione, considero infatti Olivetti il mio maestro…»).

Con una gelosa salvaguardia dell’autonomia delle proprie scelte, Gangemi si incammina per una strada che – legata anche alla nascita dello IUSARC (Istituto universitario statale di Architettura di Reggio C., con statuto autonomo, simile a quello dell’IUAV veneziano, con il quale condivide la particolarità di avere i due soli corsi di laurea in Urbanistica d’Italia) si modella – per così dire – con l’aiuto di sapienti, originali maestri, sulle particolarità, sulla storia, sulla accumulazione di stimoli culturali, ricchezza della regione, dalla utopia di Campanella alla concretezza dell’Abate Padula e alle sue analisi sullo Stato delle persone in Calabria. Ma anche sulle tradizioni consolidate delle grandi stagioni archeologiche di Paolo Orsi o di Zanotti Bianco riattualizzate da Salvatore Settis (“Archeologia in Calabria” e “Storia della Calabria Antica”); o delle suggestioni letterarie nell’attenzione dei grandi “viaggiatori.” In questo clima tutti i temi che avevano incominciato a contraddistinguere le scelte e le linee su cui si sarebbe sviluppato l’itinerario (e il successo) della Casa Editrice ne distinguono una delle prime prove più impegnative e ambiziose: un’accurata e approfondita antologia della rivista “Comunità” (la prima e, a tutt’oggi, la sola), con il titolo “Architettura Urbanistica in Italia nel dopoguerra” (si notino i due sostantivi molto “quaronia­namente” accomunati).

Ludovico Quaroni, con il giudice Franco Pontorieri, aveva guidato il Comitato Tecnico fondativo dell’Università, e l’Istituto era stato ovviamente permeato dalle sue scelte: e infatti in quegli anni l’elenco dei docenti progressivamente si arricchisce di nomi che faranno qui le prime prove, per divenire poi i Maestri delle generazioni successive. Basti citare l’esempio di Franco Purini. Sotto la guida del più stretto collaboratore di Quaroni, Antonio Quistelli, primo Direttore dello IUSARC e poi Rettore dell’Ateneo, i caratteri si valorizzano, con una ulteriore capacità espansiva.

Per quanto riguarda la Casa Editrice, soltanto un accenno a grandi opere destinate a rimanere nella nostra pubblicistica: in primo luogo – oltre alla monografia curata da Antonino Terranova su Quaroni – la riedizione de La città giardino di Carlo Doglio (sottotitolo: Crisi dell’utopia, città e urbanistica di fronte alla rivoluzione industriale), libretto di un centinaio di pagine – destinato fin dalla sua prima parziale anticipazione su “Urbanistica” a produrre effetti dirompenti sul nostro “modo di pensare la città”, più di molti trattati ambiziosi e ponderosi: e poi, la monografia su Alberto Sartoris, profeta, pioniere e maestro di una personale, rivoluzionaria concezione del Movimento Moderno; ancora, citando quasi a caso, fra le monografie sui Maestri, quella dedicata ad Eduardo Vittoria (a cura di G. Guazzo, che entra in pieno nella pratica di una continua – tecnica e poetica – realizzazione dell’utopia nell’architettura civile e industriale olivettiana – più recentemente sarà il caso del volume Architetture olivettiane a Ivrea); e dello stesso Quaroni: Progettare un edificio; o le monografie su R. Morandi o su M. Sacripanti … e inoltre nuovi, originali sguardi sulla Storia, e sulla Storia dell’Architettura; ma qui entreremmo in uno dei capitoli più ampi del Catalogo Gangemi, ricco di nuove interpretazioni e originali documentazioni. Un’attenzione particolare va dedicata – a questo punto – ad Eugenio Battisti, fra i personaggi ispiratori delle linee della Casa, ed alla sua rivoluzionaria collaborazione, purtroppo, prematuramente interrotta. Ne derivano la presenza nel catalogo di opere del tutto originali, fra queste: Pavel Florenskij, La prospettiva rovesciata.

Il volume curato da Nicoletta Misler, dietro a Pavel Aleksandrovic e alla sua elegante inquietante Clorinda trafitta in copertina, ci affolla e assale di fantasmi messi a tacere dalla Storia. Che vogliono distruggere l’ordine utopico che abbiamo cercato di rintracciare. Il ritorno a ritroso – ma doucement – che la cultura italiana pigramente vagheggiava, e oggi (ristampa 2003) si fa tragica contraddizione.

A Battisti, l’Editrice deve anche un primo decisivo impulso verso l’innovazione informatica, con l’adozione delle “parole chiave” nel sito delle copertine. Oggi il bastimento gangemiano procede con sicurezza, con caratteri e aspetti anche istituzionali in particolare per merito delle grandi opere storiche e dell’impegno scientifico e di équipe in cui vengono necessariamente prodotte, fino a caratterizzarsi come veri e propri “classici”: di recente completata la monumentale Storia della Calabria (fondata con Gaetano Cingari, Augusto Placanica, Salvatore Settis), con il più recente volume sul periodo rinascimentale, curato da Simonetta Valtieri; o la mirabile e ancor più imponente “anastatica” di un manoscritto di Carlo Fontana sull’Anfiteatro Flavio (Colosseo).

Ma la contiguità, anzi la vera e propria intrinsecità con il mondo della creatività architettonica e artistica si affaccia, guizza fra le pieghe istituzionali: l’esempio più brillante è la rassegna dell’illustrazione americana (America Illustrata), con il New Yorker in primo piano, che ha fornito le credenziali per la Mostra “Trent’anni di architettura italiana dalle pagine di Controspazio” realizzata (2002) a New York con successo anche “mondano” nel cuore esclusivo di Soho; ed è soprattutto il design, a fare da battistrada su questo sentiero fortunato e à la page, soprattutto per quanto riguarda la produzione italiana (e il contratto di distribuzione in Usa e Canada siglato dalla Gangemi con una importante agenzia specializzata, lo testimonia).

È dunque una felice navigazione…

E con questo potremmo/dovremmo aver finito una memoria su una Casa Editrice che rappresenta nel suo iter la storia di tutte le componenti, le pulsioni, le contraddizioni e la ricchezza della cultura italiana; e meridionale in particolare, perché “la Gangemi”, anche nell’odierna consistente espansione, rappresenta pur sempre un prodotto esemplare di una specifica collocazione in una Weltanschauung della cultura italiana che ha i suoi fermenti originari, fecondi, qui dove lavoriamo, scriviamo, pensiamo, discutiamo e osserviamo il mondo… e dove come importante impresa editoriale, è rimasta quasi sola… Qui emergono i drammi e le domande del mondo attuale, primi fra tutti: il Sud del mondo e del pianto, la tragedia planetaria, e soprattutto megalopolitana, le catastrofi delle trasformazioni che stanno subendo i modi dell’insediarsi nel pianeta, del convivere, di sopravvivere (il periodico “Abitare la Terra”, nuovo tassello fondamentale nella panoplia di strumenti della Gangemi oltre a “Controspazio”, storico e brillante “fiore all’occhiello” con il suo rilievo nazionale e internazionale): siamo in pieno nel campo attentamente coltivato dai nostri Autori. Ora un interrogativo si affaccia: che cosa accade in interiore homine? E non solo per la necessità di approfondire studi, psicologie, ricerche, ma anche per raccontare, raccontare, raccontare: ogni vera conoscenza e cultura prende coscienza se si comunica nel racconto, nella immedesimazione poetica del lettore con il “qui e ora” della propria storia quotidiana vissuta.

Ritorno quindi al Sud, ad un Sud tragicamente vero o simbolico e immaginario. Forza propulsiva originaria della Casa (curiosità e scoperta), insieme all’Utopia che percorre tutto il catalogo e lo caratterizza, per “cambiare la faccia della terra”; ed anche conoscerla approfonditamente nelle sue storie e nei suoi monumenti: condizione essenziale per invertire le tendenze alla distruzione e approntare tutti gli strumenti per la riconquista: per il futuro, e qui è il futuro