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Contenuto: Era una fresca mattina di settembre.
Nella mia stanza vicino alla finestra che da sul balcone stavo sfogliando il «Venerdí» di Repubblica,
quando per caso vidi delle fotografie che mi colpirono.
La prima mostrava il volto di un uomo che sorrideva, con un paio di occhiali scuri.
Un'altra in bianco e nero un paesaggio innevato, e una terza a colori, un campo di grano e al centro
un grande albero.
Subito riconobbi quel volto, l'uomo era Abbas Kiarostami, il noto regista iraniano.
I due paesaggi erano foto scattate da lui.
Cominciai a leggere l'articolo che diceva che a Torino, di lí a pochi giorni, ci sarebbero stati una mostra fotografica, una retrospettiva e un laboratorio di regia con Kiarostami.
Conoscevo i suoi film e decisi di chiamare per sapere come partecipare al workshop.
La persona con cui parlai mi comunicò che non era più possibile accedere al corso.
Provai ad insistere proponendomi come fotografo per il backstage, ma mi dissero che era già previsto.
Riuscii solo ad avere un invito per la presentazione alla stampa.
Valutai la situazione, i costi del viaggio e decisi di non andare.
Il giorno dopo la mia compagna mi convinse a partire comunque. In meno di cinque minuti preparai lo zaino e mi accompagnò alla stazione.
Affacciato al finestrino del treno, ricordo il sorriso di lei mentre il treno si allontanava.
Questa storia inizia proprio in quel momento, con un viaggio.
Di notte, al binario di una stazione ferroviaria, con un uomo, e una donna, che si separano.
Arrivai a Torino poco dopo l'alba.
Alle 9: 45 mi presentai alla scuola.
Un quarto d'ora dopo, puntualmente, arrivò Kiarostami e iniziò l'incontro.
Poi fu la volta delle domande dal pubblico, e cominciò a girare un microfono.
Kiarostami ascoltava
non capiva
allora ascoltava ancora il suo interprete e rispondeva.
E cosí il pubblico ascoltava e non capiva, aspettava le parole dell'interprete, e a quel punto capiva.
Il maestro rispondeva per immagini.
Chiesi di poter intervenire e domandai: Kiarostami ha in programma altri workshop in Italia o all'estero? Io non ho potuto partecipare al concorso e ne sarei interessato.
Lui mi rispose che al momento non c'erano, ma disse che non dovevo disperare, e aggiunse:
Non è detto che da questo workshop tireremo fuori qualcosa!
.
La risposta in perfetto stile iraniano un po' provocatoria, fece sorridere i presenti, ma non ricordo
se sorrisi anch'io.
Alle dodici la presentazione terminò e ci dissero che Kiarostami dopo una pausa per il pranzo avrebbe iniziato il suo corso.
Alle 12: 55 rientrai a scuola e raggiunsi un ragazzo che durante l'incontro avevo visto fare delle riprese, gli chiesi se potevo fargli da assistente.
Mi disse che aveva appena saputo che per un paio di giorni non sarebbe potuto venire, e restai.
Lo comunicai alla scuola che non poté rifiutare.
Il giorno seguente iniziò il corso e dato che non avevo nulla da fare mi sedetti tra gli studenti.
Kiarostami chiese se qualcuno avesse un'idea per un cortometraggio: La notte vi ha portato consiglio?.
Nessuno rispose.
Mi guardai intorno e alzai la mano.
Dissi: La mia idea è quella di un ragazzo che non ha fatto il concorso ma vuole a tutti i costi partecipare al workshop.
Fuori dalla scuola cerca di capire attraverso le finestre ciò che succede all'interno e aspetta i ragazzi che a pranzo vanno a mangiare nel parco, dove si fa raccontare quello che fanno, e su questo realizza
il suo film.
L'idea piacque a Kiarostami, mi disse di prendere subito la mia videocamera e di uscire a lavorare.
Mi stavo dirigendo all'uscita quando venni chiamato dalla direzione: Un conto è che te ne stai in disparte, ma cosí non è possibile
Ti preghiamo di andartene!.
Era comprensibile.
Andava bene lo stesso
Avrei girato comunque la mia storia e l'obbligo di stare fuori dalla scuola mi avrebbe dato una condizione forzata al lavoro che poteva essermi utile.
Prima di andarmene salutai Kiarostami che mi disse: Non vai da nessuna parte
sei ospite mio!.
Nei giorni seguenti partecipai come attore a un secondo lavoro e girai la mia prima videoinstallazione, Linee sembrano vento.
Trascorsero le due settimane e furono davvero straordinarie!
Quell'uomo con gli occhiali scuri ci proponeva qualcosa di nuovo, di indefinito e profondo.
Alla fine del corso i ragazzi realizzarono diciassette cortometraggi in sole due settimane. Kiarostami e il suo assistente ci aiutavano in tutte le fasi del lavoro, dalla sceneggiatura alla regia al montaggio.
Ricordo che l'ultimo giorno pioveva molto forte e stavamo tutti rintanati a scuola nella sala di montaggio a completare gli ultimi lavori, quando Kiarostami, appoggiato alla finestra con una sigaretta mi chiamò e mi raccontò del progetto di un film che aveva con altri due registi, che sarebbe stato girato in Italia, su un treno, e non accennò altro.
Disse solo che mi voleva come protagonista del suo film.
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