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Contenuto: N° 26 della collana "Le storie della Storia" fondata da Giuseppe Selvaggi e diretta da Silvio Traversa
Stravaganti come non mai, e per questo degne di nota in un mondo in cui "sembra esistere una macchina al lavoro per la normalizzazione dell'insolito" (Robert Walser), le poesie di Giulio Ghirardi emergono come dall'oceano una corolla di atolli, sorprendenti per completezza ed esaustività dei singoli quadri mentali e fisici che ritraggono precisamente, come in una fotografia, l'istante in cui il pensiero "accade". In una certa misura, drammaticamente, si avverte infatti, in queste poesie, una sorta di dinamicità che le rende estremamente moderne, pur nell'antichità degli interrogativi che le caratterizzano (la bellezza, l'arte, il tempo, la morte...): la nota "venezianità" nella scrittura dell'autore, riconosciutagli già nei volumi di prose pubblicati (I sostantivi della pittura, Addio Novecento, Per motivi di spazio, Note adriatiche, Anime di confine), è riscattata nella sua intrinseca pacificità lagunare da un impeto di ribellione nei confronti di ogni steccato precostituito, prima ancora che nell'espressione poetica, nell'ambito dello stesso pensiero, che si evolve e s'involge, riemerge e si inabissa e poi torna a scorrere con associazioni del tutto insolite e desuete, garantendo, con l'originalità dell'autore, la sorpresa continua del lettore.
Silvia Palatini
Giulio Ghirardi è nato e vive a Venezia. Autore di Anime di confine (introdotto da Antonio Spinosa) e di Per motivi di spazio (presentato da Giovanna Zucconi, Pierluigi Sabatti e Antonia Arslan), Giulio Ghirardi ha potenziato in questo ciclo la libertà di scrittura e di pensiero delle opere precedenti: Addio Novecento (Bora), I sostantivi della pittura (Pan, presentazione di G. Longo), Note adriatiche, Archivio delle Barene (Circolo Nautico Generali), La penna d'oro (Rebellato), ecc. La sua attività di scrittore, di poeta, di critico interdisciplinare è attraversata da prestigiose collaborazioni a quotidiani e riviste. Ha collaborato con la Rai di Trieste ed è stato premiato dalla Giuria del Premio Internazionale Frontiera (patrocinato da UNESCO). Ha ricevuto la Medaglia d'argento U.S.P.I. (1999) con la seguente motivazione: premiamo volentieri questo autore poliedrico che sa distinguersi in ogni tipo di espressione letteraria: un "girovago della mente" per Carlo della Corte, un "autore che viaggia sempre", aggiunge Antonia Arslan "anche quando attraversa la società attuale, guardandola dall'esterno e riflettendo con molta nettezza sui comportamenti, sulle costanti, sulle abitudini, sui luoghi comuni". Il viaggio continua in questo volume. L'ultimo brano è in lingua veneziana ed è un saluto al secolo che finisce: un secolo maledetto da tanti, al quale però l'autore resta in un certo modo affezionato, desiderando, addirittura, un suo peraltro, ovviamente, impossibile prolungamento (G. Lugaresi).
Giulio Ghirardi in questa collana, che è di poesia dentro la Storia, e quindi realtà innalzata ai luoghi dello spirito, è presente con una trilogia: "Per motivi di spazio", quindi "Anime di confine", e adesso "Un poeta a metà". Un cofanetto denso di ideali e di speranza della verità che, per una meditante lettura, dovrebbe comprendere un precedente volume "Addio Novecento". Quattro titoli che, a ben pensarci, esprimono la stessa necessità di movimentazione: la Storia e il nostro esistere che sono cammino perpetuo. Verso dove? Ghirardi ha una segreta risposta, che il lettore troverà più esplicita e simultaneamente, più enigmatica specie nelle pagine in versi di questo libro: poesia, come è poesia la sua prosa.
La Storia come in profezia che sorge dal passato, sta nelle radici di questi libri, in parole che sono una sintesi di tutto: "Addio", "Spazio", "Confine", "Metà". La nostra fantasia di lettori, aiutati dalla disciplina dell'intelligenza, in queste quattro parole-chiave usate da Ghirardi nei titoli, può trovare una risposta per i nostri stessi interrogativi: di questo nostro essere in cammino.
Ghirardi è scrittore di confine. Le arti, in termini globali, il senso della vita associata con la stessa globalità, trovano in lui un filtro che, oltre che dagli innati valori, proviene dall'essere egli compartecipe consapevole, quindi protagonista attuale, di lunghi tempi di civiltà mitteleuropea. La sua venezianità è un momento di incontro, e scontro, da cui con chiarezza, solare ed angosciosa, partono conclusioni ed interrogativi, sicurezze e drammi di incertezza che sono glorie e dolore dell'intera civiltà umana: per come si affaccia al simbolo del Duemila, per l'Oltre. Trame e rendiconti conclusivi dei libri di Ghirardi, forse di più nelle confessioni umane di "Un poeta a metà", sono anche preannuncio. L'universo e l'uomo sono, sempre, "all'alba di una ristampa". È un verso di Ghirardi, in questo libro.
Giuseppe Selvaggi
...noi dello Squero siamo fieri di aver anticipato al pubblico la scoperta di Ghirardi-poeta e di aver segnalato che la liricità delle sue emozioni-creazioni si sfoga nella libertà letteraria della parola che rifiuta le regole di una metrica e vuole commuovere con semplicità e immediatezza. Cosí abbiamo scoperto anche il poeta che fa immergere ed emergere la quotidianità dell'essere come i dossi argillosi delle barene al variare del colmo d'acqua... E Venezia diventa via via memoria. Antonia Arslan, nel corso di una presentazione patavina, ha detto che Ghirardi ha "la capacità di sorprendere con attacchi a sorpresa, di far scattare delle rime interne di una ironica e deliziosa paradossalità". Giovanni Lugaresi ha sottolineato su il Gazzettino "la profondità di sentimenti, di visioni, e di evocazioni, in questo caso legati a Venezia... fra memoria e luci di acqua e di cielo".
Dall'introduzione di Alessandro Paglia
Presidente del Circolo Nautico delle Assicurazioni Generali
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