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Contenuto: Pochi in Occidente si sono resi conto di quanto sia stato difficile evitare scontri armati fra le due superpotenze durante la Guerra Fredda, soprattutto nella sua fase di più alta tensione, quando le differenze ideologiche venivano intese come violente contrapposizioni di valori. Appena assunta la presidenza degli Stati Uniti, Nixon avviava una politica innovativa e controcorrente, proponendo ed attuando il passaggio dall'era del confronto all'era dei negoziati aperti, per ridurre la corsa agli armamenti e, anche, per fermare il rafforzamento sovietico e la sua continua penetrazione in Europa ed in Medio Oriente. Per quanto riguarda l'Europa si dava avvio a quel piano politico a lungo termine, del quale in questi anni vediamo i primi frutti. Fra i popoli dell'Europa orientale, la nuova politica di negoziati aperti, veniva avvertita come un incoraggiamento a riassumere ulteriore consapevolezza dell'alto valore della propria identità e della propria storia per riaffermare ancora una volta il diritto ad una sovranità non limitata. Nixon inoltre, preso atto che i Paesi dell'Europa occidentale erano diventati più forti economicamente, li sollecitava ad accelerare il processo di unione politica e ad assumersi più dirette responsabilità nell'ambito della difesa militare. La politica americana negli anni 1969-70, vero tourning point nella storia della Grande Distensione, riusciva anche ad allontanare un generalizzato coinvolgimento nel conflitto in Medio Oriente, riacceso dalla grave crisi dei dirottamenti aerei e dalla guerra in Giordania. L'amarezza dimostrata da Nixon nel suo discorso di dimissioni, da tanti considerata sintomo di pentimento e di debolezza, rappresentavano lo scoramento di un uomo che sapeva di aver operato bene ed in modo opportuno, ma che, fermato dalle forze avversarie, non era riuscito a completare il suo programma.
L'autrice, professore di Storia ed istituzioni nordamericane presso l'Università di Roma TRE, è direttore del Master in Storia e storiografia multimediale. Fra le sue pubblicazioni di maggiore impegno L'Italia e la Crisi Balcanica, Congedo Ed., Lecce 2000; Arbitrati e Politica di Potenza, La Sapienza Ed., Roma 1990 (Premio Marrano 1991), trad. americana, Edwin Mellen Press, New York 1998; Nixon e il Nuovo Internazionalismo, Ed. Ambrosini, Roma 1981; L'era dei negoziati nella pubblicistica mondiale (1969-1971), Sintesi, Ed. Ministero Affari Esteri, Roma 1971.
Isabella Toffoletti (a cura di)
€ 25,00
Claudio Cipollini
Con Prefazione di: Innocenzo Cipolletta
€ 22,00
Sveva Avveduto (a cura di)
Con saggi di: Maria Cristina Antonucci, Sveva Avveduto, Marco Cellini, Gabriella D’Ambrosio, Ilaria Di Tullio, Daniela Luzi, Nicolò Marchesini, Fabrizio Pecoraro, Lucio Pisacane, Roberta Ruggieri, Serena Tagliacozzo
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Francesco Di Maso
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