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Contenuto: N° 6 della collana "Le storie della Storia" fondata da Giuseppe Selvaggi e diretta da Silvio Traversa
Questo libro «luminoso e involontario» contiene un insieme di scritti personali e familiari dagli anni '40 agli anni '70, a volte umoristici, a volte commoventi che narrano, da un inedito punto di vista, la realtà contemporanea.
Pagine cosí limpide nei nostri anni le troviamo di rado, e non negli autori più ammirati dalla critica ufficiale; io penso a degli irregolari, magari rimpianti troppo tardi, come Campanile e Flaiano (Masolino D'Amico).
Questo libro di un architetto, Michele Valori, è un libro su un architetto. Suoi sono i testi, ed il titolo che è sigillo sulla sua opera di ideatore di case. Postumi sono il montaggio di materiali destinati ad altre elaborazioni, o all'intimo familiare sino ai nipoti dei nipoti. La Casa è sempre nel cuore mentale di un architetto. Per Michele Valori, leggendo questo libro oltre gli stessi testi, come nel suo sottosuolo, scavando per costruirci muri e tetti, il terminale, poetico e sociale, è l'abitazione dell'uomo: dalla casa, singolo nucleo di affetti e segreti, il chiuso della casa, al gradino comunitario più allargato, il moderno "condominio", poi al Quartiere. Alla Città. Al gran resto che insieme unisce e determina le solitudini dell'uomo. Michele Valori, in un gioco di verità, distribuisce la "Posta fatta in casa" nel circuito chiuso, ma sconfinato sul futuro, con mittente il Padre, cioè l'atto di partenza del nucleo familiare, destinatarie le figlie, ossia il futuro in spazio e tempo. C'è in questo gioco una ideologia avveniristica sull'Urbanesimo, quale gli sviluppi umani impongono.
Michele Valori concepisce l'abitazione inviolabile, simultaneamente spalancata sugli altri, la Città e il Mondo. Valori sa che l'uomo si avvia, tra grattacielo e sotterranei, a un mondo-alveare. La vittoria dell'uomo, e quindi del progettatore, come Valori, è dare sicurezza intima alla casa e insieme certezza di dialogo. La sua vita di architetto è centralizzata sul rapporto tra abitazione e quartiere: la famiglia come "covata", aperta nelle solidali necessità della vita associata. Questo libro, nelle apparenze distanti dai rigori delle geometrie e dei calcoli, risulta nelle conclusioni d'insieme una realistica fantasia sull'avvenire delle Città. Il libro è una parabola, sin nella busta che offre il titolo: il gioco del vivere sarà felice, se felice è la partenza: l'antica "casa mia". Michele Valori architetto, è autore di Futuro: la casa orto chiuso come necessità per resistere e costruire l'avvenire dell'abitabilità per chissà quali Spazi-Quartieri. Si, sino agli alveari stellari in cui un giorno-notte abiteremo. La libertà di una lettera fatta e distribuita in casa, ed è il simbolo, vorrà dire la libertà ovunque e comunque. Valori sapeva questa responsabilità dell'Urbanista nel futuro. Qui ce la narra, giocando e amando.
Giuseppe Selvaggi da "Il Giornale d'Italia", 23.VII.1997
Michele Valori nasce a Bologna nel 1923 e si laurea in architettura a Roma nel 1948. Professore di Urbanistica e Membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici partecipa attivamente al dibattito architettonico e urbanistico del secondo dopoguerra.
L'attività professionale di Michele Valori si intreccia in un proficuo scambio con quella di molte personalità rilevanti dell'ambiente romano e milanese; si svolge prevalentemente per la committenza pubblica, dopo una formazione universitaria segnata da una diretta partecipazione alla cultura internazionale del moderno e dall'adesione all'Apao, l'Associazione per l'architettura organica, fondata da Bruno Zevi.
Di grande interesse sul piano dell'urbanistica i progetti e gli studi planivolumetrici per insediamenti turistici e comprensori extraurbani che individuano un ambito di ricerca intermedio, tra la progettazione architettonica e la previsione territoriale, tra la precisione della cultura tecnica e la ricerca di una corretta impostazione di piano. Una tensione intellettuale profonda viene a maturarsi intorno a questi temi e si esplicita nel contributo critico al Piano Regolatore di Roma, cosí dolorosamente formulato in un suo famoso articolo dal titolo "Fare del proprio peggio", pubblicato dalla rivista "Urbanistica", nel 1959: "Roma rischia di ritrovarsi tra vent'anni con gli stessi problemi di oggi, aggravati da un incremento edilizio e demografico enorme. La più orrenda, squalificata città del mondo che chiameremo Roma per una pietosa convenzione, per una abitudine fonetica".
Michele Valori muore improvvisamente nel 1979, lasciando alcune opere interrotte. Ci restano anche molti scritti teorici: articoli, saggi, lezioni che anticipano i temi più attuali del dibattito di oggi, come il recupero dei centri storici e la questione ambientale.
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