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Contenuto: Luigi Malice, napoletano di nascita ma calabrese di adozione, dopo aver conseguito la maturità artistica nella città di Napoli ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di questa città; qui, allievo di Emilio Notte, ha avuto modo di formarsi in una delle fucine più fertili della cultura artistica meridionale dal II° dopoguerra in poi, gravitante intorno a figure del calibro di Domenico Spinosa rappresentante di punta dell'informale italiano e di certo il più rilevante esponente della pittura d'avanguardia meridionale , Renato Barisani, Lippi, etc. Partito da esperienze pittoriche figurative di matrice espressionista in opere come Natura morta con figura, che partecipò con successo al Premio Michetti o come Ricordo di Spagna, esposto all'altrettanto selettivo Premio Posillipo, già dagli inizi degli anni '60 si accosta con talento all'informale, corrente d'avanguardia che trova le sue origini nell'"action painting" di Pollock, Hartung, Kline, Rothko negli U.S.A. e nell'"Art autre" o "Informel" francese che aveva in Fautrier e Dubuffet i suoi più validi esponenti. L'imprescindibile punto di riferimento per Malice in quegli anni è sicuramente Spinosa.Divenuto docente di ruolo nel 1963 a Reggio Calabria, Malice vi si stabilisce definitivamente ed ha cosí modo di diffondere, in una terra ancora arroccata su posizioni figurative ottocentesche, i fermenti più vivi della vicenda artistica internazionale contemporanea. Le sue nuove opere informali mostrano rispetto alla precedente produzione napoletana una più calda cromia, che è certamente il risultato della diretta assimilazione dei colori mediterranei tipici del paesaggio calabrese. L'artista si dedica ad una intensa attività espositiva che lo vede partecipe oltre che a significative collettive ad importanti personali; tra queste ultime le più notevoli di quegli anni furono quelle tenutesi nel 1967 a Palermo alla Galleria Flaccovio e a Venezia alla Galleria Santo Stefano. Proprio dal 1967 Malice intensifica il suo interesse per la scultura, abbandonando gradualmente la pittura (che negli ultimi anni '60 era approdata all'interessante produzione dei "Monotipi"); l'artista infatti viene attratto da un'altra corrente d'avanguardia che si sviluppa dagli anni '50 in Europa e negli U.S.A., ossia la cosiddetta arte cinetico-visuale. Egli approda cosí alla top art (è questo propriamente il nome della corrente nata in America agli inizi del 1966 a cui Malice aderisce dal 1968) soprattutto con opere in tela cirée su compensato sagomato che si allineano alle esperienze degli shaped canvas, avvicinandosi alle ricerche visuali milanesi di Castellani, Bonalumi, Scheggi che avevano sviluppato l'esperienza dello Spazialismo di Lucio Fontana. Malice, però, nella sua produzione del periodo Top Art coniuga in modo del tutto originale queste ricerche, introducendo alle forme primarie "concettuali" di un Castellani accenni alla silhouette umana (mostrando cosí un vivo interesse per le opere di quegli anni di Mario Ceroli) e giunge cosí a risultati completamente innovativi che possono trovare una certa analogia solo con alcune delle ultimissime esperienze del vulcanico ed eclettico Pino Pascali (vedi il Mare).
L'adesione alla Top Art è sancita ufficialmente dalla personale tenuta da Malice nel settembre del 1968 al Colyseum di New York. Da quel momento la ricerca si allarga all'utilizzo di nuovi materiali moderni come il plexiglas, utilizzato nei pannelli luminosi prodotti serialmente intorno alla prima metà degli anni '70. Il periodo Top Art si esaurisce intorno alla metà degli anni '80 e coincide quasi con l'allestimento della significativa personale antologica tenuta a Milano nel 1984.
Dagli anni '80, cosí, l'artista napoletano si accosta nuovamente all'esperienza informale (o meglio "neo-informale"), pervenendo nei suoi nuovi dipinti a risultati cromatici e materici che hanno fatto parlare qualche critico di "impressionismo astratto" e di "lirismo cromatico".
Parallelamente all'evolversi della vicenda artistica si è svolta in maniera ad essa complementare la carriera didattica; infatti Malice, divenuto Docente di Plastica Ornamentale presso l'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria negli anni '70, ha rivestito il prestigioso incarico di Direttore di questa istituzione ininterrottamente dal 1984 al 1989.
Dell'intensa attività espositiva di questi ultimi anni le personali più significative sono senz'altro quella del 1990 tenuta all'Institut Français "Le Grenoble" di Napoli, quella itinerante dal suggestivo titolo "Evocazioni Informali", tenutasi a Venezia e Firenze, e soprattutto la personale antologica tenutasi al Palazzo Reale di Napoli nel dicembre 1992 dal titolo Percorsi 1965-1992.
Negli ultimi anni si sono susseguiti prestigiosi riconoscimenti, tra i quali ricordiamo: Iª Biennale Internazionale d'arte di Taverna "Mattia Preti" nel 1987 (I° premio); nel 1991 Il premio Cilea (medaglia d'oro); il Premio Pizzo (I° premio) nel 1993; il Premio Kiwanis Villa San Giovanni nel 1994 (trofeo d'oro, alla prima riedizione dello storico premio nazionale); il Premio Calabria nel 1997 (alla carriera). Le opere dell'artista figurano in collezioni nazionali ed estere, sia pubbliche che private.
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