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Contenuto: Il Vittoriano, un monumento considerato per molti decenni l'immagine di un'Italia retorica e anacronistica che qualcuno pensò addirittura di abbattere o di trasferire in un'altra zona di Roma per merito del presidente Carlo Azeglio Ciampi ha riacquistato da anni, nell'immaginario e nel cuore degli italiani, il valore di un simbolo della nostra identità nazionale, capace di evocare ricordi e suscitare emozioni, cessando definitivamente di essere l'ingombrante monumento marmoreo di un'Italia lontana.
Un simbolo, secondo l'etimologia del termine, in grado di unire, cioè di ricordare i primi 50 anni dell'unificazione politica dell'Italia, e un Risorgimento capace di coniugare l'unità della patria e la libertà dei cittadini, di onorare, accogliendo la salma del Milite Ignoto, le centinaia di migliaia di caduti nella prima guerra mondiale, ma di onorare più recentemente le vittime della strage di Nassirya con una imponente manifestazione di dolore profondo e condiviso.
A questo carattere simbolico del Vittoriano è certo legata la decisione di ospitarvi sia le mostre dedicate dal 2004 alle Radici della nazione, per una profonda riflessione sui percorsi e sui caratteri della nostra comunità nazionale, sia la presente mostra dedicata a La scoperta dell'Italia, prima tappa di un più vasto Ritratto della Repubblica italiana. Una storia più vicina a noi ma su cui siamo in grado di fornire una documentazione ricca e rigorosa, indispensabile per poter formulare giudizi che siano frutto di una attenta riflessione e non determinati da prevenzioni di parte.
Tra i drammatici anni della seconda guerra mondiale e la fine degli anni Quaranta del Novecento la società italiana cominciò a trasformarsi.
L'avvento della repubblica (1946) fu certamente l'evento politico di maggior rilievo, ma al di là dei mutamenti politico-istituzionali vi fu un generale cambiamento di mentalità, di convinzioni, di comportamenti, di abbandono di antiche tradizioni. Un paese nuovo, o almeno rinnovato e desideroso di cambiare andò manifestandosi: lo testimoniano con forza particolare la diffusione delle trasmissioni radiofoniche, il giornalismo e le sue inchieste, l'attività parlamentare, il dibattito politico ma anche la produzione letteraria, il realismo cinematografico, le arti figurative, il teatro, la stessa sia pur timida e stentata emancipazione femminile, senza dimenticare la nuova mobilità sociale e la forte mobilità geografica che si accentuerà negli anni Cinquanta.
Giuseppe Talamo
Presidente dell'Istituto
per la storia del Risorgimento italiano
Claudio Sciarra
in collaborazione con: Paola Pilati
€ 20,00
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